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Traces of Antigone

15 e 16 ottobre – TEATRO DUSE
TRACES OF ANTIGONE

Novità – di Christina Ouzounidis
uno spettacolo ibrido digitale e fisico, creato online nel periodo del lockdown
regia di Elli Papakonstantinou
Concept & Art Direction Elli Papakonstantinou
Traduzione in greco Margarita Mellberg
Traduzione in inglese Elli Papakonstantinou, Gemma Hansson Carbone, Eirini Dermitzaki
Musiche Nalyssa Green & Katerina Papachristou / Scenografia Myrto Lambrou / Visual Art Advisor Mary Zygouri Movement / Direzione dei movimenti Valia Papachristou / Assistente tecnico Charikleia Petraki, Korina Kotsiri / Trailer Dimitra Mitsaki, Eirini Dermitzaki / Assistente alla regia Ero Lefa / Fotografia FLP Athens, Sophia Manoli

CAST
Serafita Grigoriadou, Gemma Hansson Carbone , Valia Papachristou, Katerina Papachristou (voce,tastiere e basso), Sophia Manoli, Charikleia Petraki, Myrto Lambrou, Violeta Sarafianou.

Prodotto da ODC Ensemble / Elli Papakonstantinou. Supportato dal Ministero della Cultura Greco, dal Consiglio Svedese per le Arti (Kulturrådet), dall’Ambasciata di Svezia ad Atene.

 

“Tracce di Antigone”, una riedizione dell’antico mito di Antigone, che esplora i temi della violenza di genere e della costruzione del genere, è arrivata come risposta immediata al blocco globale dettato dalla pandemia di coronavirus e alle riflessioni che si stanno sviluppando sul tema della presenza e dell’assenza. Per la prima volta nella storia recente, la reclusione non è più una condizione solo femminile. Eseguito contemporaneamente sia nello spazio reale che in quello virtuale, l’ODC Ensemble esplora un linguaggio performativo completamente nuovo, definito “teatro di isolamento”.
Lo spettacolo, scritto dal Christina Ouzounidis e progettato da Elli Papakostantinou, intende sottolineare l’importanza della comunità in tempi di crisi, grazie ad una performance fisica e digitale che permette anche l’interazione del pubblico. Un cast internazionale, interamente al femminile, con donne di diverse età e background artistici: trasparenti ma misteriose; presenti ma assenti; collegate ma isolate; sicure ma incerte. Sono “le Ragazze Assenti” di questa performance, in ricordo di tutte le donne prima di loro.

IL CONCETTO / STANZE LIQUIDE
Una nuova Agorà globale per un meta-spazio senza genere.
Questa performance digitale interattiva, la prima del suo genere in Grecia, affronta le sfide del nostro tempo rendendo un nuovo modo di dirigere e produrre. Scritto dalla drammaturga svedese contemporanea Christina Ouzounidis, questa particolare versione dell’antico mito di Antigone, è progettato da Elli Papakonstantinou specificamente per la piattaforma ZOOM utilizzata qui come “palcoscenico” alternativo con la partecipazione di un cast internazionale di performer.
Lo spettacolo è stato ridisegnato appositamente per il “Romaeuropa Festival” in modo che il pubblico fisico e quello digitale potessero assistere allo stesso tempo due spettacoli significativamente diversi che si svolgevano in parallelo sia nello spazio reale che in quello virtuale (5 performer sul palco, 2 online).
Mentre le è stato commissionato di scrivere e dirigere un “Alcestis” che aprirà la stagione al National
Theatre of Sweden (Dramaten) e dopo la sua ultima creazione “Oedipus: Sex with Mum Was
Blinding” presentato al BAM (Brooklyn Academy of Music) di New York che ha ricevuto
recensioni entusiasmanti (incluso nella lista dei “must-see” dell’Observer e di OperaWIRE), la regista Elli Papakonstantinou ha creato una performance digitale interattiva, che affronta le sfide del nostro tempo.
“Traces of Antigone” è nato come immediata risposta al blocco globale del coronavirus e al dialogo in corso su cosa sia la presenza (e l’assenza). Per la prima volta nella storia recente, l’isolamento non è più una condizione condizione solo femminile. Questo ha segnato una buona occasione per uscire dalla “confort zone” ed esplorare in un cerchio di donne un linguaggio performativo completamente nuovo che abbiamo chiamato: “teatro di isolamento”.

Cosa significa “Teatro di isolamento”?
Theater of Seclusion (Teatro di isolamento) è una performance in live streaming sviluppata, progettata ed eseguita in isolamento nelle molte diverse case degli artisti, che uniscono le forze per creare un’esperienza audiovisiva unica, un concerto cinematografico in sincronicità.
La performance di “Teatro di isolamento” viene realizzata con una serie di regole e restrizioni:
– Sviluppiamo, proviamo ed eseguiamo l’intera pièce in quarantena con l’aiuto delle piattaforme digitali;
– Utilizziamo solo gli oggetti di scena, gli strumenti musicali, gli ambienti, i costumi e i mezzi tecnici che ci sono stati messi a disposizione durante la quarantena; nessuna componente sarà aggiunta in seguito! La casa è il nostro set;
– Lo spazio pubblico e lo spazio domestico si fondono in uno spazio unico. I nomi che etichettano le nostre finestre virtuali ci identificano, riconfigurano l’anonimato e l’oggettivazione, sempre e già, “singolare-plurale”, nell’altrove e in altro modo.
– Lavoriamo in isolamento, dalle nostre case, come le donne prima di noi. Siamo intrappolate, al sicuro o emancipate? Spetta agli spettatori dirlo, poiché concediamo loro il permesso di invadere il nostro mondo più intimo. Ingrandisci (zoom) i dettagli, rimpicciolisci (zoom out) le galassie;
– Usiamo tutte le stesse tecnologie basilari per tessere in sintonia questo ricamo audiovisivo new-age;
– Invitiamo gli utenti a interagire con la performance, così proiettati nella pubblica agorà.

Noi, donne di diversa età e formazione artistica, abbiamo unito le voci per attraversare la storicità di genere, riconfigurando lo spazio domestico e lo spazio digitale. Nel nostro confinamento domestico esploriamo la vastità delle agorà pubbliche; incorniciati in scatole digitali, rimaniamo trasparenti affinché tutto il mondo possa sbirciare su di noi, tuttavia, al sicuro nel rifugio del nostro più intimo spazio privato. Trasparente ma misterioso; Potenziato ma oggettivato; Privato ma pubblico; Presente ma assente; Collegato ancora isolato; Certi ma incerti.
Ecco chi siamo: “The Absent Girls”, Le ragazze assenti, in ricordo di tutte le donne prima di noi.
Proprio come le nostre madri e “sorelle”, usiamo la solitudine a nostro favore per ricamare le antiche tracce di Antigone come parte del nostro lignaggio. Proprio come le donne prima di noi, facciamo arte in isolamento. Solo per questa volta andremo in pubblico!

Date e orari spettacoli
Teatro Duse – Teatro Nazionale Genova
venerdì 15 ottobre ore 20:30
sabato 16 ottobre ore 19:30

Biglietti su https://biglietti.teatronazionalegenova.it/
Intero 16 € – Ridotto Under 30 11 €

LA COMPAGNIA – ELLI PAPAKONSTANTINOU/ODC ENSEMBLE
ODC ENSEMBLE è una compagnia teatrale di fama internazionale fondata dal regista Elli Papakonstantinou. ODC Ensemble crea performance per lo più ibride, provoca e ispira pubblico con opere classiche e contemporanee enfatizzando l’educazione.
ODC Ensemble (1° Premio, BE Festival 2017 per la REP, Regno Unito, vincitore del Music Theatre NOW concorso 2018-19), è stato finanziato dall’Arts Council of Sweden, Great Britain and Denmark, the Hellenic Foundation of Culture, e si è esibito in tutto il mondo: The Athens Festival (2012, 2016,
2017), The Cairo Opera (sotto gli auspici delle Nazioni Unite), Chashama Theatre, Times Square (NYC, USA), Festival di Edimburgo (GB, 1998, 2004), Princeton University (USA), La MaMa (NYC, USA), 10th International Iraq Festival, Operadagen Festival (Rotterdam, NL), l’inaugurazione della Biblioteca di Alessandria (Egitto), Neuköllner Oper Berlin (DE), Musikteatertage Festival (Vienna, AT), Copenhagen Opera Festival (DK), Festival dell’Opera di Aalborg (DK), e altri.
Nel 2016 ha partecipato alla Quadriennale di Praga 2016 (CZ).
ODC Ensemble è stato commissionato dal Elefsina Capitale Europea della Cultura 2021 (“Louisette: The Backstage of Revolution”, un Festival di Atene coproduzione), la Capitale Europea della Cultura 2018, La Valletta (con la grande produzione “Kazin Barokk”) e la Capitale Europea della Cultura 2017, Pafos. Nel 2011 ODC Ensemble ha fondato e diretto “Vyrsodepseio”, uno spazio artistico di espressione collettiva e networking, un hub vibrante che ha riunito artisti e cittadini fino al 2016.
Oggi, come pioniere nel networking internazionale, ODC Ensemble è partner di tre Creative Europe
programmi: Business Models for Culture (2016-2020), Europe Grand Central (2016-2018), Polar Circle(2017-2020) e membro orgoglioso delle reti internazionali Trans Europe Halles e IETM. Nel 2019 ODC ha ricevuto un encomio speciale dall’UNESCO & International Action Art.
Nell’ottobre 2019, l’opera teatrale dell’ODC Ensemble “OEDIPUS: Sex With Mum was Blinding” è stata presentata in anteprima mondiale al il prestigioso palco della BAM – Brooklyn Academy of Music (NY, USA) ricevendo ottime recensioni.

Regista ELLI PAPAKONSTANTINOU
Nella rivisitazione dei classici e nella creazione di esperienze estremamente coinvolgenti, Elli Papakonstaninou unisce le nozioni di mito e filosofia alle principali forme narrative dei nostri giorni. È stata nominata visiting scholar per attività di ricerca dalla Stanford University e dalla Princeton University. È inoltre vincitrice per due volte del premio Fulbright per gli artisti. Ha fondato la compagnia internazionale ODC ensemble.
Elli ha ricevuto incarichi dalle Capitali Europee della Cultura “Eleusi 2021” (Grecia) “Valletta 2018” (Malta) e Pafo 2017 (Cipro). I suoi lavori sono rappresentati a livello internazionale: Quadriennale di Praga nel 2015, Festival di Edimburgo, il BAM (Brooklyn Academy of Music) a New York, Operadagen Rotterdam Festival, Neuköllner Oper Berlin etc.
Il suo lavoro più recente include anche “Le Benevole” presentato al Memoriale del campo di concentramento di Mauthausen in Austria. È stato invitato anche al Memoriale del Camp des Milles nell’ambito di La Manufacture Festival Avignon 2021.
Attualmente sta lavorando sul tema del “teatro di isolamento su palchi immateriali”, con nuove performance digitali realizzati sulla piattaforma Zoom: “Tracce di Antigone”, “Aède of the Ocean and Lnad” e “Hotel Edipo”, che ha debuttato al Centre Pompidu/IRCAM a Parigi. Sta anche sviluppando, scrivendo e curando la regia di “Alcesti” per il Teatro Nazionale di Svezia.

Drammaturga CHRISTINA OUZOUNIDIS
Cristina Ouzounidis, nata nel 1969 è una drammaturga e regista. Alcuni dei suoi lavori più famosi sono Heterofil (Eterofilia), Vit, rik, fri (Bianco, Ricco, Libero 2010), Lagarna (Le Leggi, 2010) e Spår av Antigone (Tracce di Antigone, 2015). Eterofilia e Le Leggi sono state entrambi selezionati per lo SPAC’s, Biennale Svedese per le Performing Arts.
Il suo lavoro spesso fa riferimento al mondo mitologico del teatro greco. L’idea di linguaggio sia come opportunità che come abisso gioca un importante ruolo nella sua scrittura. I suoi drammi sono stati tradotti in Francese, Inglese, Tedesco, Greco, Turco e mandarino.
Per alcuni anni è stata una delle personalità alla guida della compagnia di teatro indipendente Teatro Weimar a Malmö in Svezia. Da allora è stata drammaturga e regista sia per compagnie più piccole e indipendenti che per più grandi istituzioni, come la City Theatres di Stoccolma e Gotenborg, Radio Sweden e la Royal Opera.
Ouzounidis ha studiato drammaturgia alla Malmö Theatre Academy, dove ha anche insegnato. Nel 2016 ha completato un dottorato in ricerca artistica presso la stessa istituzione. È anche scrittrice e ha pubblicato cinque libri.

Musiche e Performer NALYSSA GREEN
Nalyssa Green è una cantante, cantautrice e attrice greca. Canta e suona chitarra, fisarmonica, theremin e tastiere. Compone musiche per spettacoli teatrali dal 2014. Si è esibita in Grecia e Cipro Regno Unito, Olanda, Macedonia e Turchia. Ha composto le musiche per 4.48 Psychosis “Sarah Kane (Bios, 2014),” The bitter tears of Petra Von Kant “Reiner Werner Fassbinder (National Theater, 2014) (2016), “The death of a salesman”, “The war of a salesman”, “His pain seller “,” The pain of the seller “, Hall 2013, Diana, 2017),” Wild Duck “Henrik Ibsen (theater March, 2017), “Exterminating Angel” Luis Bunuel (Athens & Epidaurus Festival, 2018), Edmond David Mamet (Art Theater 2020).
Come attrice ha recitato in “4.48 Psychosis” Sarah Kane (Bios), “Exterminating Angel” Luis Bunuel (Athens & Epidaurus Festival) and “Yvonne” Witold Gombrowicz (Bagion).
La sua discografia comprende: Barock (2010), The Seed (2012, Inner Ear Records), The Bitter tears of Petra von Kant OST (2014), Bloom (Bloom) (2018, Inner Ear Records).

Musiche e Performer KATERINA PAPACHRISTOU
Kat Papachristou è nata ad Atene nel 1983 ed è un cantante, compositrice e polistrumentista residente a Berlino. È una musicista e traduttrice. Ha studiato letteratura francese al EXPA e allo stesso tempo basso elettrico al Conservatorio Filippos Nakas, con Giotis Kiourtsoglou. Nel 2007 ha formato il gruppo Tango with Lions con cui ha pubblicato tre dischi con Inner Ear Records. Il suo disco di debutto Verba Time, pubblicato nel 2010, ha ricevuto ottime recensioni, mentre la sua canzone In a Bar ha ottenuto un record di visualizzazioni su YouTube (ca 38 milioni).
Il suo secondo disco A long Walk è stato pubblicato nel 2013, seguito dal terzo The Light, nel 2018. Dal 2018 ha pubblicato tre canzoni, il singolo Deer’ Eyes (2019), Anorexic Beauty (Pulp Cover) perla Virus Position compilation a cura di Inner Ear Record (2020) e il singolo The Strike (2021). Dal 2019 scrive musica anche per teatro e danza. Nel 2020 ha ideato e pubblicato il libro di poesie fatto a mano “Have I ever told you”, accompagnato da un disco digitale di due tracce.

Performer VALIA PAPACHRISTOU
Diplomata alla State School of Orchestral Art, Vali Papachristou ha continuato i suoi studi presso il Laban Center di Londra nel gruppo “Transitions”. Come ballerina ha collaborato per otto anni con l’“Octana Dance Theatre” e con il “Ground Groupo”, Antigone Gyra e la “Chorika” di Zouzou Nikoloudi.
Come coreografa-chinesiologa ha collaborato con il Teatro Empros, il Nationa Theatre, Thission Theatr, Art Theatr, New Gree Theateer etc, e anche con Michail Marmarinos, Dimitris Mavrikios, Theodoros Grampsas, George Lazanis, Tassos Bandis, Giannis Kaklea, Nikos Karageorgos, George Armeni e molti altri. Nel 1992 ha vinto il Premio Premio nella Competizione di Giovani Coreografi ad Atene, insieme a K. Rigos Choreography. In TV ha collaborato con Panos Kokkinopoulos per la serie Eroica su ET1. Ha insegnato movimento alla scuola di teatro di Giorgos Armeni e continua a insegnare alla scuola di teatro di Theodoros Grampsas.

Performer GEMMA HANSSON CARBONE
Gemma Hansson Carbone è un’attrice e regista Italo-svedese. Ha studiato teatro e scenografia in Italia, Svezia e Regno Unito. Ha collaborato con maestri internazionali del teatro come Julie Stanzak, Chiara Guidi, Romeo Castellucci, Theodoros Terzopoulos, Michail Marmarinos, Rodrigo Garcia, Tomi Janesic, Pavol Liska and Kelly Copper (Oklahoma Nature Theater).
Dal 2013 lavora tra Italia, Grecia e Svezia. Nel 2015 fondato Naprawski, una piattaforma internazionale per artisti. Dal 2018 collabora come assistente alla regia con Pontus Stenshall e il Göteborgs Stadsteatern.

Performer SERAFITA GRIGORIADOU
Serafita Grigoriadou è nata a Tessalonica e ha studiato teologia alla Università Aristotele di Tessalonica e recitazione alla scuola di teatro della State Theatre of Northern Greece diplomandosi nel Luglio 2000. Ha collaborato con la compagnia di teatro “Double Love” diretta da M. Marmarinou nell’”Agamemnone” di Aeschylus, con DI.ΠΕ.THE Patras diretto da Th. Moumoulidis, negli spettacoli “Fairy tale without a name”, “Orestes”, “Blue Bird”, “Archontochoriatis”; con il Amore Theater da lei diretto, nello spettacolo “Another Spring” con i suoi testi; con l’Experimental Stage del National Theater in “Medea” di Euripide, regia S. Livathinos e in “Sonata of Kreuzer” di L. Tolstoy con la regia di S. Panourgiou; con la compagnia di K. Michos “Wrong Movement” nello spettacolo “Interrogation”; con il Theater of the New World diretto da G. Lymperopoulou in “In Closed Gates” di Chartres; con l’European Cultural Center of diretto E. Pega in “Phaedra-Alkisti; con The Bios in “The two in the night” da lei scritto e diretto; con il National Theater, in “Wolfgang” diretto da K. Evangelatou, e molti altri.
Nel cinema, ha preso parte ai film: “Matchbox” di G. Economidis (2002), “History 52” di A. Alexiou (2008, Festival Screenplay Award Sitges, nominata come migliore attrice protagonista nel Festival Thessaloniki), “Dos” di S. Athanassiou (2010) e “Left-right” by A. Germanidis, S. Rapti.

Performer SOPHIA MANOLI
Sofia Manoli è diplomata al Karolos Koun Art Theater. Dal suo diploma nel 2008 ha sempre lavorato nel teatro, televisione e cinema. Per il teatro ha collaborato con il Karolos Koun Art Theater, il National Theater, il 104 Center of Speech and Art, il New World Theater, il Chora Theater, l’Ilisia Theater. Nel cinema e televisione ha collaborato con i seguenti registi G. Zois, St. Liokalos, M. Tsizek, V. Kechagias, V. Tselemeko, K. Stragalinos, K. Laskaris, P. Kokkinopoulos, Olga Malea, T. Konstantopoulos, Nikos Kritikos, Stamos Tsamis, P. Portokalakis e altri. Negli ultimi quattro anni si è dedicata attivamente anche alla fotografia.

Designer MYRTO LAMPROU
Architetto e scenografa, Myrto Labrou è nata ad Atene dove attualmente vive. Ha studiato al Dipartimento di Ristrutturazione Architettonica dell’AUTh. Nel 2008 ha cominciato ad esercitare come architetto, mantre dal 2014 è stata ingaggiata professionalmente come scenografa per il teatro, danza, opera e cinema. Ha collaborato con il National Theater, la Atene Concert Hall, la National Opera, la House of Letters and Arts, il Teatro Municipale del Pireo, il Festival di Epidauro e Atene, il theater de la ville a Parigi etc.

RASSEGNA STAMPA E RECENSIONI
Intervista a cura di Anna BandettiniLa Repubblica 9 ottobre 2020
La tua poetica è strettamente legata ai temi del genere e delle donne. Cosa ti interessa esattamente? Voglio creare un mondo visivo forte che affronti la fluidità di genere sia nel contesto che nell’estetica. Noi siamo già “singolare-plurale”. Voglio distruggere le nozioni fisse e le categorie di separazione inerenti al capitalismo razziale attraverso l’immaginazione estetica come forza trasformatrice della storia e del tempo. Sto cercando di creare un linguaggio originale, magari un meta teatro che sia figlio del distanziamento sociale. In isolamento mi sono cucita addosso Antigone come parte del mio lignaggio. “Tracce di Antigone” parla di tracciare il lignaggio di coraggiose persone gender fluid prima di noi, che si sono alzate e si sono rese presenti. Riguarda tanto le comunità LGDP quanto le femministe.
Credi che il teatro in generale parli di questioni di genere?
Non quanto vorrei e mi aspetto. È in atto un cambiamento e le nostre società stanno gradualmente diventando più inclusive. Ma questa non è una rivoluzione non cruenta. La domanda che immagino come sempre è: “Chi racconta la storia?” Le comunità emarginate come le persone LGBT hanno avuto le loro storie raccontate da altri più e più volte.
Perché hai scelto il personaggio di Antigone?
La mitologica Antigone si distingue davvero come un’eroina tragica che è stata per lo più “ricercata” e adorata. Un vero idolo, una ribelle che sfida il patriarcato, una super star della mitologia femminista. Diciamo questo per svelare una realtà più complessa. Nel testo di Ouzounidis, Antigone non è la ribelle stereotipata. È una ragazza di 13 anni, una studentessa di una scuola svedese che entra nella pubertà e incontra tutti i meccanismi in atto che impongono la canonizzazione di genere. Ambivalenza, incertezza, ambiguità. Queste sono le nuove idee che la mia giovane Antigone porta al mondo. E come le mancano le parole, le manca il linguaggio e lei è una ragazza in una realtà molto complessa, alla ricerca di altre parole, di un’altra via.
Puoi descrivere l’installazione e la performance?
“Tracce di Antigone” è un “ricamo audiovisivo”, un’opera d’arte dal vivo che si svolge parallelamente sia nel mondo digitale che in quello fisico. Il lavoro mira a ricucire il fisico con il digitale, il materiale con l’immateriale ea mescolare i due pubblici (il digitale e quello fisico) nell’etere di un metaspazio. Questo è una strana caratteristica di Internet: le donne dalle loro case (o in una replica della loro casa sul palco) intrecciano linguaggi, immagini e suoni.
In che modo è interattivo e digitale?
Invitiamo gli spettatori a interagire con la performance; infatti, li spingiamo verso l’agorà pubblica, verso un’esperienza di superamento delle dimensioni digitale e fisica in uno spazio tecnologico senza genere in cui il pubblico e il privato si fondono in uno. E, naturalmente, ci prendono in giro. Siamo intrappolati, al sicuro o emancipati? Spetta ai nostri spettatori dirlo, mentre concediamo loro il permesso di invadere il nostro mondo più intimo. Ingrandisci i dettagli, rimpicciolisci le nostre galassie. I nomi etichettati sulle nostre finestre ci nominano e riconfigurano l’anonimato e l’oggettivazione mentre i nostri spettatori si trasformano in guardoni. Ma possiamo anche esporli! Questa è stata una grande sorpresa quando abbiamo aperto lo spettacolo. Il fatto che quando hanno acceso le telecamere, abbiamo visto il nostro pubblico nel loro isolamento, anche il loro spazio privato è stato esposto. È stato fantastico potersi connettere e parlare alla fine di ogni spettacolo. È stata creata una rete da tutto il mondo. Più di 50 paesi si sono collegati e si sono uniti alla nostra Antigone

VOGUE ITALIA DI GIORGIA GENOCCHIO– 13 OTTOBRE 2020
A Roma, Antigone risponde al lockdown
Tra gli spettacoli teatrali che animano Roma, al Romaeuropa, Elli Papakonstantinou ragiona sul significato di presenza e assenza

L’arte, ce lo conferma di continuo, non si arrende, nemmeno in questa seconda fase in cui la società torna ad irrigidirsi per il riaffacciarsi della pandemia, portando avanti a testa alta nuove idee e visioni di cui è promotrice, pur mantenendo giustamente un’estrema attenzione all’aspetto della sicurezza.
Questa volta parliamo di Romaeuropa, il Festival di arti performative giunto alla 35° edizione, che assicura “un segno di presenza e di speranza per gli artisti e per il pubblico”, ovviamente adattando l’offerta ed esplorando i nuovi formati digitali, ormai diventati rete di salvataggio per molti progetti in ambito artistico.
Il 13 e 14 ottobre sarà in scena in prima assoluta Traces of Antigone, una rivisitazione della tragedia antica a cura della regista greca Elli Papakonstantinou, esempio perfetto di resilienza: la produzione infatti è stata ideata, costruita e provata interamente nel periodo di lockdown.
“Avevo appena iniziato le prove dello spettacolo quando siamo state costrette alla quarantena. Abbiamo deciso, nonostante tutto, di portare avanti il lavoro con l’aiuto delle tecnologie, e di incontrarci online giorno dopo giorno. Sono rimasta molto colpita nel comprendere che il contenimento dei nostri corpi materiali all’interno delle finestre digitali di programmi come Zoom si poneva in dialogo diretto con i temi di questa pièce: il sentirsi intrappolati in una identità di genere, il rapporto tra femminilità e domesticità» afferma la regista. «Qui a Roma, grazie al supporto di Romaeuropa Festival, Traces of Antigone debutta in una nuova versione il cui intento è quello di unire la dimensione fisica e quella digitale: un format innovativo che permette a spettatori e performer di essere presenti contemporaneamente online e offline, in teatro e sulla piattaforma digitale di Zoom, creando un meta-spazio al di là delle configurazioni di ogni genere. Un ricamo di ciò che è immateriale e materiale, assenza e presenza, certezza e incertezza”.
Una risposta al tutto che si ferma, al blocco totale che abbiamo vissuto. Si sposta lo sguardo sull’isolamento domestico che tante donne hanno subito nella storia e la condizione di chi si sente intrappolato diventa universale fornendo un’occasione per ragionare sul significato di presenza e assenza.
“Questo è ciò che siamo: “The Absent Girls” (le ragazze assenti), in memoria di tutte le donne prima di noi. Proprio come le nostre madri e “sorelle”, usiamo l’isolamento a nostro favore per ricamare le antiche tracce di Antigone come parte della nostra discendenza. Come le donne prima di noi, facciamo arte in isolamento. Ma questa volta lo facciamo in pubblico». Ne deriva un vero e proprio manifesto in sei punti, chiamato Theater of Seclusion (Teatro di isolamento) che si pone come schema per la nascita di performance in live streaming.
– Sviluppiamo, proviamo ed eseguiamo l’intera pièce in quarantena con l’aiuto delle piattaforme digitali;
– Utilizziamo solo gli oggetti di scena, gli strumenti musicali, gli ambienti, i costumi e i mezzi tecnici che ci sono stati messi a disposizione durante la quarantena; nessuna componente sarà aggiunta in seguito! La casa è il nostro set;
– Lo spazio pubblico e lo spazio domestico si fondono in uno spazio unico. I nomi che etichettano le nostre finestre virtuali ci identificano, riconfigurano l’anonimato e l’oggettivazione, sempre e già, “singolare-plurale”, nell’altrove e in altro modo.
– Lavoriamo in isolamento, dalle nostre case, come le donne prima di noi. Siamo intrappolate, al sicuro o emancipate? Spetta agli spettatori dirlo, poiché concediamo loro il permesso di invadere il nostro mondo più intimo. Ingrandisci (zoom) i dettagli, rimpicciolisci (zoom out) le galassie;
– Usiamo tutte le stesse tecnologie basilari per tessere in sintonia questo ricamo audiovisivo new-age;
– Invitiamo gli utenti a interagire con la performance, così proiettati nella pubblica agorà.
Spettacoli teatrali 2020: gli eventi a Roma | Vogue Italia

www.Sipario.it, 21 ottobre 2020
E’ forte, molto forte. Il senso greco della tragedia tradotta in realtà. In quello che è oggi reale come violenza di genere che è ideale di coloro appartenenti ad una negazione fortissima della persona. Non è questione di stile o di logica di supremismo. È assoluta negazione dell’essere umano. Dell’altro. Io sopra tutti fortissimo e usurpatore del corpo altrui. Perdita d’identità. Violenza senza remore. Elli Papakostantinou prende la scatola di Antigone e la distrugge. Ci mette dentro tutto ciò che è diventato mito e lo distrugge. Prova a fare vedere cosa c’è nel rompere il mito. Cosa rimane. Antigone è la figura che ancora oggi rappresenta quella forza di staccarsi, di mandare all’aria i giochi organizzati e trovare la propria dimensione, la propria immagine. Antigone è la forza femminile, è la forza del mondo infero. È ciò che la Papakostantinou fa recupera quelle forze infere per rappresentare su una sorta di palcoscenico fatto di bit quello che è ancora oggi indicibile, impossibile, incomprensibile. La sua rappresentazione Traces of Antigone è più forte di uno spleen. Oltre la tragica visione estetizzante francese, essa è attenta non a narrare ma a scandagliare con forza, con violenza mirata quello che è l’altrui essere, la parte ritenuta debole del maschio/femmina. E’ legata alla realtà della donna. Perché sempre più la forza dominante, quella che distrugge e non crea ha raggiunto dimensioni inimmaginabili. Pertanto la rappresentazione con artefizio piattaforma Zoom è talmente intensa e talmente forte che è necessario respirare oltre le mascherine di cui adesso siamo dotati per fermare qualsiasi contatto con il mondo esterno. Attraverso il respiro appunto. Le donne di Antigone respirano, tanto. Sono forti, arrabbiate, con il dito ricurvo fra i denti ad indicare tutta la forza di ribellarsi, di violentare la violenza per essere soggetto attivo di una dispersione di soggetti. La donna quindi è nell’immaginario collettivo la parte debole, quella sulla quale ed intorno alla quale si può agire. Dimentichi invece di come la donna è generatrice non solo di vita ma di pensiero, di profondità, di umanità. Attraverso quindi un rimando iconico, attraverso le varie finestre della piattaforma, nei tantissimi suoni che la regista usa. Ecco qui Antigone, ecco qui a distanza ciò che forse in questo tempo arriva più forte della forza. L’uso dell’elettronica applicata è necessario proprio perché è non mediato, è immediato. La costruzione e la decostruzione, il racconto mitologico, la sensazione di essere attori di un mondo di attori che stanno mettendo su la recita della disperata rabbia contro la morte. Non per la morte. Contro la morte. In questo il gruppo fatto di donne che mediano il messaggio è fortissimo. Non è utile, non è necessario parlare di bravura. È necessario guardare a ciò che arriva. La bravura è uno stilema romantico e virtuosistico. Quello che c’è nelle donne che hanno narrato, scoperto, astratto Antigone e ciò che rappresenta è il presente, il reale, l’infero scoperto. Pertanto in questa chiusura di una produzione nata per essere a distanza nell’incredibile tempo delle distanze serve, funziona, arriva fortissima. In questo la visione di Elli Papakostantinou è unica e irripetibile. Ora assolutamente ora.
Marco Ranaldi – Traces of Antigone

 

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